La Cremonese in Serie A: chi crede ancora alle favole italiane?

Nell'ultima gara un undici completamente italiano con un allenatore che ha dimostrato, ancora una volta, di saperci fare con i giovani e non solo
10.05.2022 18:05 di  Lorenzo Canicchio   vedi letture
Fonte: Paolo Ghisoni
La Cremonese in Serie A: chi crede ancora alle favole italiane?
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Cinque anni dopo quella Spal di Leonardo Semplici, ecco la Cremonese di Fabio Pecchia. Ci riproviamo ad avere un modello di riferimento come "La Giovane Italia", capace di una promozione in Serie A con una base dominante di giocatori nostrani.

A dirla tutta avremmo voluto celebrare ancor più un modello anacronistico, che nella sua storia ha sempre mantenuto una forte connotazione di territorialità scouting azzurra, portando alla gloria gente come StradiVialli, Lombardo, Favalli & Co. Con la concreta speranza che adesso più che mai il famigerato decreto crescita finisse per aiutare le realtà modello club grigiorosso.

Ma di anacronistico, inspiegabile e ancora più penalizzante c'è l'accrocchio appena partorito in versione "abbiamo scherzato" a gelare le nostre speranze. Per i dettagli, clicca qui

Di conseguenza, ci apprestiamo a prevedere purtroppo, come fu in quel di Ferrara allora, che il meraviglioso undici italico trionfante a Como resterà probabilmente un'utopia nella prossima Serie A.

Eppure Pecchia lo ha ridimostrato. Dopo aver vinto una Coppa Italia con la Juventus Under 23, la Cremonese torna tra i grandi schierando per la gara promozione 11 atleti di casa nostra. Di questi, ben 9, sono passati nel nostro lavoro almanacco o database negli ultimi 10 anni.

Con orgoglio e con il motto "si può fare" vorremmo anche provare a spiegare che non abbiamo alcuna velleità di "liberare " il calcio italiano dagli stranieri. Da quelli improponibili, arrivati però senza alcuni riscontri di campo accettabili (sempre che il campo lo abbiano visto ...), beh, quello si, ce lo dovete concedere. Da bambino prima e da cronista alle prime armi allo Zini, con Gigi Simoni in panchina, posso dire di aver visto gente come Dezotti far impazzire Milan e Lazio. Le simpatie confluivano anche sulla generosità dell'australiano Jonh Aloisi. Ora ci accontenteremmo che la nuova avventura grigiorossa possa mantenere quell'anima e quell'identità nazionale messa in campo in questa stagione.

Vero, In gran parte sono prestiti da big (Carnesecchi, Okoli, Fagioli, Zanimacchia...). Ma anche qui potremmo sprofondare in un secondo motivo di scoramento. Ovvero, le seconde squadre se alla fine se ne iscrive solo una, che senso hanno? E ha senso accettare che piazze di Lega Pro falliscano ormai da anni nemmeno alla fine della stagione, ripartendo belle fresche pochi mesi dopo con naming e società ex novo?

Viene in mente la scena illuminante e quanto mai di moda di Zalone a colloquio col sindaco strapreoccupato per "l'Oasi della legalità" e le "irregolarità da ripristinare". Il calcio di casa nostra, specchio perfetto di una senso civico ormai sparito, non coglie mai un'occasione di decenza, per provare a presentarsi con un abito nuovo. Per questo, senza farci troppe ilusioni, godiamoci adesso e per poche settimane la grande bellezza di questa Cenerentola grigiorossa tornata al gran ballo.

Con l'augurio di essere smentiti e sbeffeggiati se allo scoccare della mezzanotte del futuro calciosmerciato la carrozza Zucca per riportarla a casa non arriverà trainata da un bel gruppo di ronzini stranieri spacciati per purosangue.