Ex LGI nel mondo, Stefano Beltrame e la sua avventura in Portogallo

Prosegue la nostra rubrica sui giocatori presenti nelle passate edizioni dell'almanacco che hanno deciso di tentare l'esperienza all'estero.
17.09.2022 12:02 di  Stefano Rossoni   vedi letture
Fonte: Alessandro Fontana
Ex LGI nel mondo, Stefano Beltrame e la sua avventura in Portogallo

Continuiamo oggi la rubrica dedicata ai calciatori passati per i nostri almanacchi ed ora professionisti in club esteri. Oggi abbiamo il piacere di parlare con Stefano Beltrame, talento piemontese che dopo i primi passi tra Novara e Juventus è oggi in forza al Marítimo nella prima divisione portoghese.

Ciao Stefano e grazie per la tua disponibilità. Partiamo dagli inizi, sei sulle nostre prime due edizioni dell’almanacco, con allenatori come Giacomo Gattuso e Marco Baroni a parlare molto bene di te. Una seconda punta in grado di giocare su tutto il fronte offensivo e abile tanto sotto porta quanto negli assist ai compagni, infatti i paragoni erano con Javier Pastore e Thomas Muller. Quanto ti rivedi in questa descrizione oggi?

“Diciamo che quando giocavo da ragazzo in quel ruolo la descrizione è corretta e rispecchia quello che ero. Ora invece, già da quasi tre anni, ho iniziato ad arretrare il mio raggio d’azione. Infatti vengo spesso schierato come mezzala o centrocampista interno, se non addirittura da mediano davanti alla difesa. Diciamo che mi sono evoluto come tipologia di calciatore”.

Nel tuo periodo alla Juventus non possiamo non citare il Viareggio vinto nella stagione 2011/12, dove disputi un torneo ad altissimi livelli con anche il gol in finale con la Roma. Che ricordi hai di quel periodo e hai ancora contatti con alcuni di quei compagni (Spinazzola, Padovan...)?

“Se non è il periodo migliore della mia carriera poco ci manca. Essere alla Primavera della Juve, in una squadra molto forte piena di giovani talenti, è un qualcosa che difficilmente si dimentica. Quel Viareggio poi fu veramente pazzesco. Non eravamo l’unica squadra forte, ce n’erano diverse tra cui proprio la Roma che battemmo 2-1 in finale. Vincerlo contro di loro segnando il gol d’apertura è stato bellissimo. Ho la fortuna di aver mantenuto i rapporti con diversi miei ex compagni di quell’avventura bianconera. Sento Leonardo ogni tanto (Spinazzola n.d.r.), Stefano Padovan e anche il portiere Laurentiu Branescu”.

Dopo il debutto in Serie A sostituendo Marchisio nella gara casalinga contro il Genoa (motivo per il quale sei da considerare un elemento della rosa vincitrice dello scudetto) sono iniziati diversi prestiti, in Serie B e C. Poi arriva la possibilità di andare all’estero e per tre stagioni ti accasi in Olanda, al Den Bosch e al Go Ahead Eagles. Il calcio olandese forse è quello nel quale hai espresso il miglior gioco anche a livello realizzativo, non un caso grazie alla tua tecnica. Che esperienza è stata?

“Il calcio olandese mi piace molto, è improntato maggiormente alla fase offensiva e si lascia spazio alla tecnica individuale piuttosto che alla tattica. Per quelle che sono le mie caratteristiche tecniche è stata una delizia giocarci, specialmente nella mia seconda avventura al Den Bosch (stagione 2018-19) ho trovato la via del gol 14 volte e fornito 16 assist ai miei compagni. Per poco non compiamo l’impresa di salire in Eredivisie. A livello personale è stata sicuramente la mia stagione migliore, con prestazioni sempre di alto livello”.

Le ultime esperienze invece ti hanno visto protagonista in Bulgaria (CSKA Sofia n.d.r.) scendendo in campo anche contro la Roma in Europa League e ora in Portogallo (Marítimo n.d.r.). Ci puoi parlare del perché la scelta di questi club?

“Tornato dall’Olanda, ho passato 6 mesi in Italia nella neonata Juventus Under 23 (ora Next-Gen n.d.r.) perché ho dovuto subire un’operazione al cuore e avevo bisogno di riprendere la forma. Poi a gennaio si è presentata la possibilità di andare al CSKA Sofia in Bulgaria. Il fattore determinante nella mia scelta è stata sicuramente la presenza del Direttore Cristiano Giaretta, che mi conosceva dai tempi del Novara e voleva avermi con lui in questa nuova avventura. La possibilità poi di giocare anche una competizione continentale come l’Europa League è stata un plus importante. All’inizio non pensavamo di qualificarci per la fase a gironi, ma invece per il club è stato un successo. In Italia avevo sì ricevuto offerte, ma nessuna mi avrebbe permesso di confrontarmi col calcio europeo. Una volta terminata l’esperienza bulgara, si è presentata la possibilità di giocare in un campionato di prima fascia e in continua espansione come quello portoghese e l’ho colta al volo. Al Marítimo ho l’opportunità di mettermi in gioco e far vedere le mie qualità. Sono contentissimo della mia scelta, esclusi i primi tre mesi in cui ero fermo a causa della rottura della clavicola, ho sempre praticamente giocato e sono diventato un punto fermo della formazione. Ora sono di nuovo alle prese con un piccolo infortunio, ma spero di rientrare in campo per la partita di questo fine settimana contro il Benfica. Il Portogallo mi piace molto, sono carico e pronto a fare una grande stagione”.

Per ultima la domanda che è il motivo della creazione di questo format. Nell’ultima sessione di mercato molti talenti nostrani hanno deciso di emigrare all’estero per cercare maggiori fortune. Secondo te perché i giovani preferiscono giocarsi le proprie carte fuori dai confini nazionali?

“È una domanda molto difficile. Da una parte, personalmente, è stato bello aprirsi a nuovi orizzonti e sperimentare tipologie differenti di calcio. Dall’altra però dispiace non essere riuscito ad impormi in Italia. Credo che il motivo principale sia di natura psicologica. Non solo a me, ma ad ogni giovane che si affaccia nelle serie maggiori del nostro Paese non è concesso l’errore. All’estero, anche dopo una brutta prestazione, viene data la possibilità di continuare a giocare ed esprimere il proprio talento. È normale incappare in qualche errore, ma è fondamentale che venga data continuità ai giovani. All’estero ho una buonissima reputazione sia in Olanda che in Bulgaria e ora qui in Portogallo. In Italia invece si tende ad avere una mentalità chiusa, credere che esista solo il calcio italiano e non aprirsi a nuove possibilità. Deve esserci un’evoluzione che parta soprattutto dall’atteggiamento e il modo di vedere il calcio”.

Grazie mille a Stefano per averci dedicato il suo tempo, noi de La Giovane Italia facciamo il tifo per te e speriamo un giorno di rivederti in azione qua da noi, a deliziarci con le tue giocate.

Nel frattempo un grosso in bocca al lupo per il tuo Marítimo!