Alessandro Bruno: idee e modello della Tor Tre Teste

05.12.2021 18:18 di  Diego DAvanzo   vedi letture
Alessandro Bruno: idee e modello della Tor Tre Teste

Alessandro Bruno è l’attuale Direttore Generale della Tor Tre Teste, società dilettantistica nella quale ha rapidamente scalato le posizioni in soli tre anni. Nel 2018 responsabile scouting, nel 2019 direttore sportivo e ora direttore generale. Il DG ci svela il mondo dei trasferimenti nel calcio giovanile, fornisce degli spunti interessanti (a tratti quasi utopistici) per migliorare il sistema italiano e illustra il modello, vincente, della Tor Tre Teste.

La Tor Tre Teste sta portando avanti un progetto di Academy. Insomma, esportate una visione vincente: quali sono i capisaldi del vostro modello?
Si tratta di un progetto nato pre-covid che vuole portare il nostro modo di vedere calcio alle altre società, magari più piccole, per insegnare i pilastri del nostro sistema: interfacciarsi con i tecnici, migliorarli, ampliare i loro strumenti e far crescere sia loro stessi sia i ragazzi che allenano. Poi, può avvenire anche un interscambio di giocatori in base alle esigenze di una o l’altra società. Per ora collaboriamo con una sola realtà ma sicuramente lo faremo anche con altre squadre, il nostro obiettivo è innalzare il livello del calcio giovanile italiano partendo dalla base.

“Ruba galline” è un termine che usi per definire chi si comporta in modo sleale nel calciomercato giovanile. Tu come gestisci un trasferimento da una squadra all’altra, nei rapporti con l’altra società, con il ragazzo, la famiglia…
Credo che il fattore più importante sia la trasparenza: quando visioniamo con attenzione un ragazzo, il primo passo che compiamo è sempre avvertire la società del nostro interesse. Solo dopo si fa un colloquio preliminare con il calciatore e con la sua famiglia, nel quale illustriamo il nostro staff, la metodologia e infine gli obiettivi, senza promettere nulla. Se invece l’altra squadra non ci risponde o, peggio, ci allontana con sgarbo, tutto diventa più difficile. A quel punto procediamo con il solito iter ma ci assicuriamo che la società sia comunque al corrente di ciò che sta accadendo. Se cerchiamo un ragazzo è perché crediamo che sia adatto al nostro progetto e, soprattutto, che lui possa beneficiare del nostro ambiente.

Ogni settore giovanile ha ruoli prestabiliti e tu li hai passati quasi tutti, qual è la posizione più delicata e per quale motivazione?
La più delicata direi quella del Direttore Generale. Bisogna gestire diversi ambiti e quello che decidi influenza, o almeno indirizza, il lavoro degli altri. Io provo a non far pesare la diversità dei ruoli, illustro le direttive ma sprono ognuno ad agire con la sua testa, seguendo sempre le linee guida condivise.
Ovviamente anche il ruolo di Responsabile Scout è fondamentale: senza i giocatori giusti il progetto non si sviluppa. Allo stesso modo il Direttore Sportivo che si interfaccia con allenatori, dirigenti ed espone gli obiettivi della società.

I risultati del vostro lavoro sono lampanti: Simone Condello al Milan U18, Giovanni Garofani portiere della Juve U23, Lorenzo Ferro alla Lazio Primavera e tanti altri. Se dovessi riconoscere uno “stile Tor Tre Teste” in ognuno di loro, quale sarebbe?
I ragazzi rispecchiano quello che è un nostro obiettivo: accorciare il gap con le realtà professionistiche, questo vale sia tecnicamente sia dal punto di vista morale. Se da un lato adottiamo strumenti di match analysis più volte alla settimana per correggere un calciatore sul campo, dall’altro imponiamo un regolamento comportamentale stringente, simile a realtà di massimo livello. I calciatori si devono formare a tutto tondo: in questo modo non saranno spaesati nel caso facciano il “salto” tra i professionisti.

In quali aspetti pensi debba migliorare il sistema del calcio giovanile italiano?
Penso che debba essere maggiormente valorizzato il lavoro delle società dilettantistiche. Di recente ho richiesto un incontro con Melchiorre Zarelli, Presidente del Comitato Regionale Lazio, per discutere tre temi:
•istruzione: con la DAD i ragazzi hanno modificato gli orari delle lezioni e spesso non hanno tempo per venire agli allenamenti. L’istruzione rimane fondamentale ma non deve precludere la possibilità di fare sport;
•sostituzioni: bisogna inserire anche nelle giovanili dilettantistiche solo 3 slot per i cambi. Se nel secondo tempo le due squadre inseriscono 7 giocatori a testa tramite 7 slot, ci sono 14 interruzioni. Questo toglie tempo a chi gioca e inficia la crescita dei calciatori che non possono abituarsi ad un ritmo partita veritiero;
•arbitri: la carenza dei direttori di gara è un fatto risaputo e a pagarne le spese è la base della piramide del calcio, ossia i dilettanti. Sarebbe importante avere rassicurazioni in merito.

Se potessi aggiungere una regola che ancora non esiste all’interno dei settori giovanili, quale sarebbe?
Ne metterei due. Gli allenatori, nel caso in cui si liberino da una società durante l’anno, dovrebbero avere la possibilità di allenare un’altra squadra durante la stessa stagione. Nei dilettanti non ha senso tenerli fuori un’annata intera.
Poi vorrei un organo di vigilanza della Federazione durante i colloqui con i genitori, vigilando che le società non facciano promesse folli a genitori e ragazzi. Al nostro livello si può garantire la qualità del percorso, non la certezza di una carriera tra i professionisti. Quella arriva in base a moltissimi fattori e di certo non può essere assicurata. So che è quasi impossibile, ma ci dovrebbe essere qualcuno a controllare la veridicità delle promesse di certe squadre.