Parola agli allenatori: Luca Sordi del Bologna Under 16

Oggi è il turno nella nostra rubrica domenicale di Luca Sordi, tecnico della formazione rossoblù che milita nel Girone C.
15.01.2023 18:45 di  Rosario Buccarella   vedi letture
Fonte: Alessandro Fontana
Parola agli allenatori: Luca Sordi del Bologna Under 16
© foto di Bologna FC

Buongiorno Luca e grazie mille per la disponibilità. Quali sono stati i primi passi nel mondo calcistico?

“Ho iniziato fin da molto giovane a allenare le categorie Piccoli Amici e Primi Calci di una società dilettantistica del mio paese natale. Avevo 19/20 anni, frequentavo il primo anno di università e avevo la voglia di far diventare la mia passione più grande il mio lavoro diciamo “da grande”. Durante il percorso accademico, conclusosi con la laurea in Scienze Motorie, ho continuato ad allenare e a studiare per prendere i vari patentini da allenatore fino alla licenza Uefa B che è quella che attualmente possiedo. All’interno del calcio dilettantistico posso dire di avere allenato tutte le categorie giovanili, sia provinciali che regionali, ed è stata un’esperienza di vita molto formativa per quanto mi concerne”.

Arriva poi la chiamata del mondo professionistico, com’è stato arrivarci e che percorso hai fatto finora?

“Nella stagione 2019/20 ho avuto l’onore di essere chiamato dall’Empoli per allenare l’U15, cosa che ho fatto poi anche nella stagione successiva. Dopo due anni in Toscana, la scorsa stagione ho deciso di venire qui a Bologna dove per due anni consecutivi mi è stata affidata la panchina dell’U16. Il bello del nostro lavoro posso assicurare che è il continuo confronto sia con i ragazzi che con i tecnici, anche di altre squadre. Penso che ogni giorno si ha la fortuna di apprendere qualcosa da chiunque, una formazione e una crescita continue. Per riuscire a trarre uno spunto però sono fondamentali la passione e la voglia di lavorare, che devono essere alla base di chi vuole allenare”.

Hai un’idea di gioco ben delineata o preferisci adattarti alle varie situazioni?

“È normale che allenando in un campionato nazionale ci sia un’idea di gioco che un allenatore vuole imprimere alla sua squadra. Il focus principale dal quale partire è ovviamente il ragazzo che stiamo allenando. In primo luogo bisogna comprendere e rispettare il fatto che i nostri ragazzi sono adolescenti e quindi in una fase evolutiva molto particolare dove hanno un gran bisogno di essere ascoltati e compresi. Infatti per i miei giocatori la porta è sempre aperta, sono ben volenteroso di ascoltarli e parlare con loro ogni giorno. Come ricordo spesso, la domenica in campo ci vanno loro e se durante la settimana le esercitazioni che propongo non sono ben capite devo dirmelo per poterne discutere insieme e trovare la miglior soluzione. I due principi chiave del mio metodo di allenamento sono: la cultura del lavoro e la collaborazione. Il lavoro perché il talento, se non allenato quotidianamente con passione e dedizione, non ha le possibilità di esprimersi al suo meglio e quindi si rischia di vanificare tutto quello che si è fatto durante la settimana. La collaborazione perché è fondamentale non dimenticarsi che il calcio è uno sport di squadra e quindi se gioco da solo e mi dimentico dei miei compagni non vado da nessuna parte. Quello su cui, come allenatore, mi piace lavorare è la capacità di scelta del ragazzo. I mezzi tecnici devono essere funzionali a delle scelte di tattica individuale e collettiva che permettano di avere un vantaggio nella partita. Una delle cose belle di allenare nel Settore Giovanile Scolastico è che non essendoci retrocessioni non c’è l’ansia di ottenere dei risultati sul campo, anche perché l’unico risultato vero e importante da ottenere è la crescita umana e calcistica di ogni ragazzo”:

Hai un modello di allenatore al quale ti ispiri?

“Direi di no. Mi spiego meglio: credo che ogni allenatore abbia delle qualità uniche e delle sfaccettature dalle quali è bene prendere spunto. Ad esempio, per la fase di possesso palla mi piace molto il modo di interpretare la gara di Pep Guardiola, mentre per la fase di non possesso ammiro il lavoro di Massimiliano Allegri. Un altro aspetto che a me piace molto è l’empatia che sono in grado di creare allenatori come Carlo Ancelotti o Jürgen Klopp con il gruppo squadra. Questo per citare alcuni dei top allenatori al mondo, ma sono convinto che anche da allenatori delle squadre dilettanti si possa apprendere qualcosa. Il bello del lavoro dell’allenatore è la condivisione di idee, anche perché il calcio ormai è stato snocciolato parecchio e c’è poco da inventare. La fortuna di essere in un progetto come quello del Bologna è anche quella di poter ogni giorno discutere e parlare di calcio con i mister di tutte le varie categorie, avendo un’idea di calcio ben precisa da trasmettere e insegnare ai nostri ragazzi ma con la particolarità poi di declinarla ognuno secondo le proprie attitudini”.

Hai un aneddoto su qualche giocatore che hai avuto il piacere di allenare in questi anni di cui ci vuoi parlare?

“Con tutti i ragazzi che ho incontrato sul mio percorso ho stretto degli ottimi rapporti. Uno di quelli che si sta esprimendo alla grande in queste stagioni e che so che anche voi de La Giovane Italia state monitorando con interesse (essendo tra le prime posizioni dei vostri ranking) è Tommaso Ravaglioli. Sono sotto gli occhi di tutti le qualità e il talento innegabili di questo ragazzo, ma voglio raccontare un episodio avvenuto la scorsa stagione che spiega quanto Tommaso sia focalizzato e abbia voglia di migliorarsi sempre di più. Stavamo pareggiando una partita ed eravamo ormai agli sgoccioli, mancavano circa 6 minuti. Faccio riscaldare un suo compagno per sostituirlo perché ormai non ne aveva più. Lui si accorge di questo, mi chiama e mi dice: “Mister non preoccuparti, ce la faccio, ne ho ancora”. In quei 6 minuti fa una doppietta e vinciamo così la partita. Questo per sottolineare come nonostante sia il leader tecnico della squadra anche ora che è in Under 17, nel corso del tempo è diventato anche un leader dello spogliatoio e si fa carico della squadra nei momenti di difficoltà. In settimana lavora duramente e deve continuare così per far sbocciare tutto il talento che ha”.

Ringraziamo Luca Sordi per la bellissima chiacchierata e da parte de La Giovane Italia un grosso in bocca al lupo per il girone di ritorno del campionato Under 16, che potete seguire settimanalmente su tutti i nostri canali social.