Paolo Ghisoni a Maracanà: "Berardi è il giocatore più sottovalutato del calcio italiano"

Il nostro direttore è intervenuto durante il pomeriggio di TMW Radio per approfondire alcune tematiche relative ai giovani.
16.05.2023 18:00 di  Stefano Rossoni   vedi letture
Paolo Ghisoni a Maracanà: "Berardi è il giocatore più sottovalutato del calcio italiano"
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Durante il pomeriggio di Maracanà, consueto appuntamento di TMW Radio, il nostro direttore Paolo Ghisoni è intervenuto per analizzare alcuni temi relativi al calcio italiano.

Il primo argomento della "chiacchierata" ha riguardato Domenico Berardi, nel mirino (in ottica mercato) di tante squadre tra cui la Lazio: "Berardi è il giocatore più sottovalutato nella storia del calcio italiano ultimamente. È un calciatore fantastico, con dei numeri incredibili a livello statistico. Già nell’ambito della promozione del Sassuolo dalla Serie B alla A fu qualcosa di clamoroso, aveva una personalità importante, tant'è che nei calci di punizione faceva "spostare" anche giocatori esperti come, ad esempio, capitan Magnanelli. Purtroppo nell’immaginario collettivo c’è la scena dell'errore contro la Macedonia, tanti ormai (sbagliando) hanno in mente solo quello. È un ragazzo che, nonostante gli infortuni avuti quest’anno, è riuscito in (quasi) tutte le partite disputate a viaggiare a ritmi incredibili tra gol e assist. Sinceramente lo vedrei bene in tutte le squadre italiane, sarebbe anche ora".

"Poi però c’è il problema della “bottega pregiata” del Sassuolo che abbiamo più volte citato - ha proseguito Paolo Ghisoni nel suo intervento - Abbiamo visto la strada intrapresa da Scamacca all’estero. Mi viene da dire che potrebbe fare la stessa fine, ovviamente positiva, anche Frattesi, che aveva praticamente le valigie pronte per Roma. È cambiata anche la politica del Sassuolo, che è frutto di quello che sta succedendo con il Decreto Crescita: prendiamo degli stranieri come Tressoldi o altri giocatori di questo tipo che, oggettivamente, a livello difensivo non danno garanzie ma gli diamo tempo e la possibilità - siccome sono stati investimenti mirati - di andar via con qualche milione in più. Poi c’è la parte italiana, che una volta era il pezzo forte del Sassuolo mentre ora, magari, si crescono un po’ meno “Berardi” ma vengono valorizzati i Pellegrini, i Frattesi e gli Scamacca. Quando però vanno via, ce li facciamo pagare tanto. Alla fine Berardi è vittima di questa situazione, perchè probabilmente in una piazza importante ci sarebbe andato prima, ma la politica del Sassuolo è cambiata negli ultimi anni. Vi faccio l’esempio di Romagna, che ormai non gioca più da diverso tempo: aveva l’opportunità di andare a Como nella finestra di gennaio. Era tutto fatto, poi non sono entrati certi movimenti (parliamo comunque di quarto/quinto difensore) ed è rimasto lì. Stiamo ancora aspettando che riveda il campo, io glielo auguro il prima possibile, anche perchè vedo giocare nel Sassuolo calciatori che non hanno una "spiegazione tecnica" nel momento. Ormai sono salvi, stanno per concludere la stagione e sarebbe un buon modo per chiudere il cerchio della valorizzazione dei calciatori italiani, come lo stesso Marchizza".

"Se Berardi deve avere rimpianti per non aver accettato la Juve? Assolutamente no, il percorso va fatto giusto. Inoltre Domenico è un ragazzo particolare: quando gli imponi determinate cose, non lo convinci molto. La scuola Juve dunque, anche dal punto di vista delle "affinità media", se Berardi non ha voglia di parlare, non parla. Poi alcune situazioni le conosco perchè sono stato "vittima" di confronti nei quali ho provato a forzarlo a fare qualcosa, lui l’ha fatto per amicizia e per rispetto di altri giocatori ma quando c’era da fare qualcosa di facoltativo optava spesso per un “Ok facciamolo, ma senza telecamere”. E per me, che lavoro in tv, era un po’ difficile fare un’intervista senza telecamera (ride, ndr). Poi per altri aspetti è un ragazzo straordinario, fa sempre delle cose per il gruppo, anche le seconde-terze linee di un club come i magazzinieri o altri. È tanta roba dal punto di vista umano, gli auguro questo benedetto salto professionale".

L'ultima domanda arrivata dallo studio ha riguardato un altro giovane, Fagioli, andato a segno recentemente contro la Cremonese e sempre più decisivo con la maglia bianconera: "Ho avuto modo di parlarci a Reggio Calabria mentre giocava con l’Under 21, la cosa che mi ha sorpreso maggiormente non era tanto la sua qualità tecnica nelle giocate ma proprio la crescita e l'impatto avuto. Sembra riuscire a metterci per tutta la durata della partita un qualcosa che lo fa emergere... Qualcosa che io prima non trovavo, ma è normale: parliamo sempre di un 2001, la crescita è naturale. Anche se, avendo 22 anni, lo consideriamo "giovane". Ieri ad esempio ero insieme a Mulattieri, che doveva ricevere un premio come miglior giovane della Serie B. Mulattieri è un classe 2000 e lui stesso mi diceva: "Paolo io ho giocato in Olanda ed ero considerato vecchio". È uscito dal campionato Primavera come capocannoniere, si è trasferito là - e auguro questo percorso di crescita a tutti i ragazzi - dove uno a 21 anni è già visto come "vecchio". Loro capiscono che, al termine di un percorso di settore giovanile, sei già un adulto. Tu lì devi giocare il campionato Eredivisie ma da protagonista, non come successo a Lucca, che è andato in Olanda e sta giocando nella squadra B".